Tumore del rene: trattamento di prima linea con il farmaco a bersaglio molecolare Tivozanib


Una strategia nel trattamento del carcinoma renale in fase avanzata è quella di inibire lo sviluppo dei vasi sanguigni che permettono al tumore di crescere e di diffondersi.

Nel 2017, l'EMA ( European Mediciens Agency ) ha approvato per il trattamento di prima linea del carcinoma a cellule renali avanzato Fotivda, il cui principio attivo è Tivozanib.

La rivoluzione nel trattamento del tumore del rene è iniziata nel 2005.
Tredici anni fa, le terapie per la forma metastatica erano molto scarse; oggi ci sono 13 farmaci attivi che includono terapie mirate e immunoterapiche.
Questo ha permesso di triplicare la sopravvivenza a 5 anni nella malattia metastatica, passando dal 10% a oltre il 30%.
In particolare l’introduzione degli inibitori delle tirosin-chinasi, in seguito alla scoperta di una peculiarità del carcinoma a cellule renali metastatico, cioè della sua particolare propensione a indurre vasi neoformati dovuta alla presenza di una mutazione, ha profondamente cambiato le prospettive di cura.

L’obiettivo per il tumore al rene è rendere cronica la malattia garantendo una buona qualità di vita.

In Italia vivono circa 130mila persone dopo la diagnosi, con un incremento del 31% rispetto al 2010.

Tivozanib è una molecola caratterizzata da una elevata selettività d’azione ed è quindi molto potente.
Il profilo di tollerabilità di Tivozanib è dimostrato dal fatto che solo il 14% dei pazienti, rispetto al 43% con Sorafenib, ha richiesto una riduzione della dose a causa degli effetti collaterali.

L'incidenza del tumore al rene sta aumentando: si sviluppa soprattutto dopo i 60 anni, con una prevalenza negli uomini.
Circa il 60% dei pazienti lo scopre casualmente, durante una ecografia prescritta per altri motivi, e più o meno nel 30% il tumore diagnosticato è in stadio avanzato.
Un sintomo importante è la presenza di sangue nelle urine.

Si ritiene che il fumo sia responsabile di ben 3.600 casi l'anno ( 40% ) di carcinoma a cellule renali solo negli uomini e di altri 1.150 nelle donne ( 25% ).
Anche il nesso con l'ipertensione arteriosa è ormai certo, sebbene non si conosca ancora l'esatto meccanismo che porta dai danni renali dovuti all'ipertensione allo sviluppo della neoplasia. Una delle ipotesi, come accade per altri tumori, è l'instaurarsi di uno stato cronico di infiammazione. ( Xagena_2018 )

Fonte: EMA, 2018

Xagena_Medicina_2018