Le implicazioni nel diabete e nello scompenso cardiaco dell'effetto renale degli inibitori del co-trasportatore sodio-glucosio di tipo 2


Secondo l’opinione comune, il fegato è il sito esclusivo della produzione di glucosio nell’uomo nello stato di post-assorbimento, ma i dati in vitro e sugli animali da laboratorio hanno dimostrato che il rene è capace di attuare la gluconeogenesi.

Studi recenti hanno documentato che la produzione di glucosio renale rappresenta il 20% di produzione sistemica di glucosio.
Le evidenze indicano che il rene ha un ruolo di primo piano nel mantenere l’equilibrio del glucosio corporeo non solo come secondo organo deputato alla produzione di glucosio, che utilizza come substrato metabolico, ma perché è in grado di riassorbire il glucosio dal filtrato glomerulare attraverso i co-trasportatori sodio-glucosio ( SGLT ) di tipo 1 e 2 posti al di sotto della capsula di Bowman, nella porzione spessa del tubulo convoluto prossimale fungendo da risparmiatore del substrato energetico fondamentale per l’organismo.
La massima capacità di riassorbimento del glucosio renale ( TmG ), così come la soglia per lo spillover del glucosio nelle urine, sono più elevate nei soggetti diabetici rispetto ai soggetti normali e contribuiscono allo stato iperglicemico in assenza di glicosuria.

La somministrazione degli inibitori di SGLT2 nei soggetti diabetici migliora l’escrezione di sodio e di glucosio, riducendo la soglia di glicosuria e la massima capacità di riassorbimento del glucosio renale.
Questa azione ristabilisce, inoltre, la concentrazione di sodio presente nel filtrato che raggiunge la macula densa e che segnala l’appropriata perfusione del rene disinnescando la secrezione di renina e l’attivazione dell’asse neurormonale che porta alla produzione di angiotensina II.

L’inibizione di SGLT2 ha come effetto la riduzione dei livelli di glucosio plasmatico a digiuno e postprandiale, migliorando la secrezione di insulina e la sensibilità all’insulina.

I grandi studi clinici condotti con inibitori di SGLT2 in soggetti con diabete mellito di tipo 2 hanno dimostrato la capacità di questa nuova classe di farmaci di conseguire benefici a livello cardiaco e renale che non hanno precedenti nella storia della medicina diabetologica e cardiovascolare.
In particolare, tutti gli studi hanno dimostrato la capacità di ridurre il rischio di ospedalizzazioni per scompenso cardiaco e la progressione del danno renale.
Sicuramente una parte dei meccanismi favorevoli è mediata dall’effetto natriuretico che si associa a quello glicosurico, che riduce l’attivazione del sistema renina-angiotensina-aldosterone insieme all’iperfiltrazione glomerulare. ( Xagena_2021 )

Gronda E et al, G Ital Cardiol 2021;22:284-291

Xagena_Medicina_2021