Pazienti con insufficienza renale terminale in terapia dialitica: indicazioni all’impianto di defibrillatore cardioverter impiantabile


Malgrado la popolazione dei pazienti con insufficienza renale terminale in terapia dialitica non sia rappresentata nei grandi studi clinici riguardanti la terapia con defibrillatore cardioverter impiantabile ( ICD ), le linee guida non escludono a priori questi soggetti dall’indicazione all’impianto.
L’indicazione è tuttavia spesso messa in discussione e non applicata, a causa della ridotta aspettativa di vita, delle pesanti comorbidità e dell’alto numero di complicanze peri-procedurali di questi pazienti.

Uno studio ha analizzato in una popolazione di pazienti sottoposti a dialisi cronica: 1) la prevalenza dell’indicazione all’impianto di ICD e di impianti effettivamente eseguiti, 2) la mortalità a 3 anni dei pazienti nelle varie condizioni ( senza versus indicazione all’impianto, e senza versus con defibrillatore impiantato ).

Sono stati raccolti in modo retrospettivo i dati anagrafici e clinici di tutti i pazienti ( emodializzati tramite fistola o catetere venoso centrale o in dialisi peritoneale ) afferenti a 7 Centri di dialisi lombardi nel periodo 2010-2013 ( n=2185 ).

Nella popolazione in esame sono stati individuati i pazienti con indicazione all’impianto di ICD ( criteri MADIT 2 e SCD-HeFT ) ed è stato valutato il tasso di mortalità nel periodo di osservazione.

L’indicazione all’impianto di ICD era presente in 159/2185 pazienti ( 7.3% ). Di questi, 53 avevano effettivamente ricevuto un ICD ( 33% ).

Nei 3 anni di osservazione ci sono stati in totale 670 decessi ( 30.6% ). La mortalità è stata del 51.6% nei pazienti con indicazione all’impianto di ICD vs 29.0% in quelli senza indicazione ( p inferiore a 0.001 ) e del 63.2% nei pazienti con indicazione all’impianto, ma non portatori del dispositivo vs 28.3% nei soggetti impiantati ( p inferiore a 0.001 ).

Nel gruppo dei pazienti con indicazione all’impianto di ICD non c’erano, tra vivi e deceduti, differenze significative di età, frazione di eiezione e prevalenza di comorbidità ( diabete mellito, fibrillazione atriale e pregresso ictus ), fatta eccezione per la cardiopatia ischemica ( 64.9% vs 79.3%, p inferiore a 0.05 ).
Età, frazione di eiezione e comorbidità erano simili tra i pazienti portatori e non-portatori di defibrillatore cardioverter impiantabile.

In una popolazione non-selezionata di pazienti dializzati, l’indicazione all’impianto di ICD è presente nel 7.3% dei casi, ma solo un terzo di essi viene correntemente impiantato.
Nella popolazione studiata, la mortalità dei pazienti con indicazione all’impianto di ICD è nettamente maggiore di quella dei pazienti senza indicazione, ma questa differenza viene annullata nei soggetti effettivamente portatori del dispositivo.
I dati dello studio suggeriscono che anche nel paziente con insufficienza renale terminale l’impianto di ICD sia in grado, nei soggetti con indicazione all’impianto, di ridurre la mortalità. ( Xagena_2014 )

Vincenti A et al, G Ital Cardiol 2014;15: Suppl 1

Cardio2014 Nefro2014