Emodialisi: intervallo interdialitico lungo e mortalità


Pazienti con malattia renale allo stadio terminale che necessitano di dialisi presentano tolleranza limitata a deviazioni metaboliche e di volume rispetto agli intervalli normali; inoltre, la prevalenza di malattia cardiovascolare in questi pazienti è alta.

Dati questi problemi, è stato ipotizzato che un intervallo interdialitico lungo sia associato ad eventi avversi in pazienti in trattamento con emodialisi.

Sono stati studiati 32.065 persone del progetto End-Stage Renal Disease Clinical Performance Measures Project, un campione nazionale rappresentativo di pazienti statunitensi sottoposti a emodialisi 3 volte a settimana, dal 2004 al 2007.

Sono stati confrontati i tassi di decesso e ammissione in ospedale correlati a problemi cardiovascolari nel giorno successivo all’intervallo dialitico lungo ( 2 giorni ) con i tassi negli altri giorni.

L’età media della coorte era di 62.2 anni; il 24.2% dei pazienti era in trattamento emodialitico da un periodo uguale o inferiore a 1 anno.

In un follow-up mediano di 2.2 anni, i seguenti tassi di evento sono risultati più alti nel giorno successivo all’intervallo dialitico lungo che negli altri giorni: mortalità per tutte le cause ( 22.1 vs 18.0 decessi per 100 persone-anno, P inferiore a 0.001 ), mortalità per cause cardiache ( 10.2 vs 7.5, P inferiore a 0.001 ), mortalità legata a infezione ( 2.5 vs 2.1, P=0.007 ), mortalità per arresto cardiaco ( 1.3 vs 1.0, P=0.004 ), mortalità per infarto miocardico ( 6.3 vs 4.4, P inferiore a 0.001 ) e ammissione in ospedale per infarto del miocardio ( 6.3 vs 3.9, P inferiore a 0.001 ), insufficienza cardiaca congestizia ( 29.9 vs 16.9, P inferiore a 0.001 ), ictus ( 4.7 vs 3.1, P inferiore a 0.001 ), disritmia ( 20.9 vs 11.0, P inferiore a 0.001 ) e qualunque evento cardiovascolare ( 44.2 vs 19.7, P inferiore a 0.001 ).

In conclusione, l’intervallo interdialitico lungo ( 2 giorni ) è un periodo ad alto rischio per i pazienti in emodialisi. ( Xagena_2011 )

Foley RN et al, N Engl J Med 2011; 365: 1099-1107



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Nefro2011